Water footprint: valutare l’efficienza dell’azienda con i tre indicatori ENEA

L’acqua che c’è, quella che si prende e quella che si riusa. Questi i tre punti che occorre analizzare per valutare l’impatto idrico dell’industria secondo l’ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

 

Cos’è l’impronta idrica

L’impronta idrica (anche conosciuta come “water footprint”) rappresenta un indicatore ambientale che misura il volume di acqua dolce consumata – in maniera diretta e indiretta – per produrre beni e servizi da parte di un singolo individuo, di una comunità, di un prodotto o di un’azienda.

Lo standard UNI EN ISO 14046, entrato in vigore nel 2016, identifica il water footprint come la “misurazione dei potenziali impatti ambientali che un prodotto, un processo od un’organizzazione possono avere sulle risorse idriche, in un’ottica di ciclo di vita”.

Attraverso il concetto di water footprint è quindi possibile comprendere il quantitativo d’acqua consumata ed inquinata lungo tutta la catena di produzione e fornitura. Visualizzare l’acqua “nascosta” dentro i prodotti può aiutare a quantificare gli effetti del consumo e del commercio sull’uso delle risorse idriche e a formare le basi conoscitive per una migliore gestione globale dell’acqua.

 

Cosa ha sviluppato l’ENEA

L’ENEA ha di recente sviluppato una nuova metodologia di analisi per valutare l’impatto delle industrie sulle risorse idriche locali, come fiumi e laghi, nell’ambito del progetto RECIProCO finanziato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’ENEA ha messo a punto un protocollo di valutazione calato sulle aree specifiche dei processi produttivi e sui loro bacini idrici. I casi pilota sono due cartiere, di cui una situata accanto al corso del Brenta-Baccaglione in Veneto e una sulle sponde dell’Arno in Toscana, e uno stabilimento industriale del settore tessile nei pressi del Ticino in Lombardia.

Ciò che emerge è che attraverso questa metodologia è possibile non solo valutare l’efficienza idrica dell’impianto nel suo complesso, ma anche mettere in luce le variabili che ancora si possono migliorare.

Il procedimento mette a sistema tre indicatori:

  • l’Indice di stress idrico di consumo e prelievo (Water Consumption Stress Index), che fornisce una descrizione dello stato delle risorse locali basata su un bilancio annuale medio a livello di sottobacino dell’acqua prelevata e consumata, oltre che della variabilità stagionale, dei periodi critici e delle tendenze storiche;
  • l’Indice di impatto totale dell’insediamento industriale (Overall Factory Basin Index) sul bacino idrografico locale, che mappa il ciclo idrico della struttura e integra dati su prelievi, consumi, restituzioni e perdite d’acqua.
  •  l’Indice di riuso idrico aziendale (Internal Water Reuse), che valuta l’efficienza dell’uso dell’acqua da parte dell’industria.

 

Analizzando i settori

Non un dato unico e onnicomprensivo, dunque. Piuttosto, una scomposizione del rapporto produzione-acqua in diversi fattori che consentono di prendere in esame uno stabilimento osservandone le attività da molteplici prospettive, così da avere un’idea chiara dei parametri di qualità più o meno elevati. A un confronto tra le tre industrie, il procedimento di analisi mostra che a un impatto totale inferiore, non necessariamente corrisponde il massimo dell’efficienza nel riuso idrico: se in Lombardia il bilancio totale è il più virtuoso, è la cartiera toscana a riutilizzare al meglio l’acqua (98%). «In generale questi due settori produttivi si caratterizzano per un elevato consumo di acqua ma esiste chiaramente una differenza nell’equilibrio delle risorse idriche tra i sottobacini considerati: l’Arno è quello che presenta le maggiori criticità per lo sfruttamento idrico, la quantità d’acqua disponibile e la variabilità stagionale» commenta Luigi Petta, responsabile del Laboratorio Enea di tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui e tra gli autori dello studio.  Al di là delle specificità del luogo, un margine di incremento dell’efficienza c’è. Margine che va sfruttato al massimo.

 

Fonte

“Impronta idrica: i tre indicatori Enea per misurare l’efficienza delle aziende” di Giorgia Bollati – 05 set 2023 – Pianeta 2023 – Corriere della Sera