Aggiornamento normativo – Marzo 2024

UNI EN 12255-3:2024

Impianti di trattamento delle acque reflue – Parte 3: Trattamenti preliminari

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EN 12255-3:2024

 

 

UNI EN ISO 20685-2:2024

Ergonomia – Metodologie di scansione tridimensionale utilizzabili per l’acquisizione di dati antropometrici compatibili con i database internazionali – Parte 2: Protocollo di valutazione della forma esteriore del corpo e ripetibilità delle misure relative ai punti di repere antropometrici

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EN ISO 20685-2:2023

 

Fonte: UNI- Ente Italiano normazione


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Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali: aggiornamento INAIL 2024

Alla data di rilevazione dello scorso 31 ottobre, gli infortuni sul lavoro denunciati all’Inail nel 2022 nella gestione assicurativa Industria e servizi risultano essere 582.890, pari a circa l’83% del totale, con un incremento del 23,3% rispetto al 2021 e del 15,6% rispetto al 2018, dovuto in parte anche al numero particolarmente elevato di casi da Covid-19. Circa l’86% delle denunce (499.835 casi) riguarda infortuni avvenuti in occasione di lavoro e la quasi totalità (484.022) senza utilizzo del mezzo di trasporto. Rispetto al 2021 sono aumentati sia i casi avvenuti in occasione di lavoro (+25,5%) sia quelli in itinere, nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+11,4%).

 

In crescita il numero degli addetti over 50 e under 35

A fare il punto della situazione sull’andamento infortunistico e tecnopatico in questa gestione assicurativa, che nel 2022 ha registrato più di 22 milioni di occupati, distribuiti principalmente all’interno dei servizi (72%), in particolare commercio, alberghi e ristoranti, nell’industria in generale (21%) e nelle costruzioni (7%), è il nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, che rispetto al 2018 segnala la crescita significativa dei lavoratori ultracinquantenni (+7,6%) e quella più contenuta degli under 35 (+3,8%). Gli occupati sono in prevalenza uomini, con una quota nel quinquennio pari mediamente al 57,2%, leggermente più bassa rispetto al 57,8% del complesso delle attività.  

 

In oltre sei casi su 10 gli infortunati sono uomini

Concentrando l’attenzione sugli infortuni denunciati in occasione di lavoro, con l’esclusione quindi di quelli avvenuti in itinere, nel 2022, al netto dei casi non codificati, due infortuni su tre hanno interessato il comparto dei servizi (300.669 casi), mentre la quota rimanente, pari a poco più del 30%, il comparto dell’industria in senso stretto (131.172). In oltre sei casi su 10 gli infortunati sono uomini, predominanti tra gli occupati di diversi settori dell’Industria e servizi per le particolari tipologie di lavoro svolte. Nelle costruzioni, per esempio, il 99% degli infortuni sono al maschile. In controtendenza la sanità e assistenza sociale, dove più di due terzi delle denunce (72,6%) riguardano le lavoratrici.

 

Nel quinquennio 2018-2022 seimila decessi

 I casi mortali denunciati nel quinquennio 2018-2022 nella gestione Industria e servizi sono stati quasi seimila, il 73% per eventi avvenuti in occasione di lavoro (circa 4.600 casi) e il 27% in itinere (quasi 1.400). La media di circa 1.200 casi all’anno è condizionata dal dato del biennio 2020-2021, caratterizzato da un numero molto alto di decessi da Covid-19 (rispettivamente 600 e 200). I 1.073 casi mortali del 2022 si collocano tra i valori registrati nel 2018 (1.122) e nel 2019 (1.044) e, al netto dei contagi, superano quelli denunciati nel 2020 e nel 2021. Al netto dei casi occorsi in itinere, nel 2022 un decesso su quattro è avvenuto nel settore delle costruzioni, uno su cinque nei trasporti e magazzinaggio e uno su 10 nel commercio. Nel comparto del manifatturiero, che registra il 17,9% degli infortuni mortali codificati, la metà riguarda la fabbricazione di prodotti in metallo, dei prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi e di quelli alimentari.

 

Più morti nelle aziende di piccole dimensioni

Il 44% dei 775 decessi in occasione di lavoro denunciati nel 2022 è avvenuto in aziende di piccole dimensioni (1-9 lavoratori), il 28% in quelle da 10 a 49, il 16% in quelle da 50 a 249 e il 12% in quelle con oltre 249 lavoratori. Due terzi dei casi mortali riguardano la classe 45-64 anni, il 28,9% è concentrato nel Nord-Ovest, il 22,5% al Centro, il 20,0% sia nel Nord-Est che al Sud e l’8,6% nelle Isole, con Lombardia (17,0%), Lazio (9,7%) e Campania (9,4%) ai primi tre posti tra le regioni. I lavoratori italiani deceduti sono l’80,5% del totale (624 casi), seguiti con il 4,1% dai romeni (32), con il 3,1% dagli albanesi (24) e con l’1,9% dai marocchini (15).

 

Per le malattie professionali incremento del 10%

Per quanto riguarda le malattie di origine professionale, le denunce presentate all’Inail nella gestione Industria e servizi sono state 50.078, pari a circa l’83% del totale delle patologie lavoro-correlate (comprensivo delle gestioni Agricoltura e Conto Stato) e in aumento di circa il 10% rispetto alle 45.554 dell’anno precedente. I lavoratori coinvolti sono stati poco più di 34mila (+9%). La crescita del numero delle denunce ha interessato in particolare gli uomini (+11% circa) e soprattutto i lavoratori occupati nel settore delle costruzioni e delle attività manifatturiere (+2.347 casi). Anche per la componente femminile è stato comunque rilevato un aumento del 7% rispetto al 2021, con 264 casi in più complessivamente per le lavoratrici del commercio e della sanità.

 

 

Quasi sette su 10 sono a carico del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo

Poco più del 70% delle denunce delle donne ha riguardato la fascia 50-64 anni, percentuale più alta rispetto ai colleghi uomini, che nella stessa classe vedono concentrati i due terzi dei casi. Anche per le età fino a 49 anni la quota delle malattie delle lavoratrici risulta più alta (21%) di quella dei lavoratori (17%). Per gli over 64, al contrario, la percentuale delle tecnopatie degli uomini è del 16% rispetto all’8% registrato tra le donne. Quasi sette casi su 10 sono a carico del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, con una netta prevalenza delle tecnopatie legate ai disturbi dei tessuti molli e alle discopatie che hanno interessato in particolare i lavoratori della sanità, del trasporto e del settore edile. Seguono le patologie del sistema nervoso, con poco più del 12%, quelle dell’orecchio (7,3%), i tumori e le malattie del sistema respiratorio, che rappresentano circa il 7%. Le malattie che colpiscono le donne a un’età inferiore rispetto agli uomini sono quelle della cute, i disturbi psichici, la sindrome del tunnel carpale e le patologie muscolo-scheletriche. Le patologie osteomuscolari, dovute in particolare al sollevamento e alla movimentazione manuale dei carichi, i tumori e l’ipoacusia hanno avuto conseguenze piuttosto rilevanti per gli uomini, con inabilità superiore al 16% per quasi un quarto dei casi riconosciuti.

 

La sfida per la sostenibilità e la sicurezza

Il nuovo numero di Dati Inail approfondisce anche il tema della sostenibilità, intesa come capacità di un sistema di autoregolarsi in relazione a fattori interni ed esterni che tendono ad alterarne lo stato di equilibrio anche irreversibilmente. Questo concetto, inizialmente centrato su aspetti ecologici, è approdato successivamente verso un significato più globale, che comprende anche la sfera economica e sociale. Le trasformazioni tecnologiche e organizzative, per esempio, avranno un sicuro impatto sulle condizioni di sicurezza e sulla cultura della prevenzione globale dei lavoratori, che nei prossimi anni richiederà da parte delle aziende, a partire dalle piccole e medie imprese storicamente più bisognose di risorse e competenze, l’acquisizione di nuove conoscenze. Per individuare gli elementi, interni ed esterni all’azienda, che interagiscono e impattano sulla sostenibilità potrebbero risultare particolarmente utili gli strumenti di valutazione e self-assessment. L’Istituto, in particolare, sta sperimentando un rating di sinistrosità e prevenzione che potrebbe servire a parametrare le imprese sul fronte della gestione della salute e sicurezza sul lavoro.

 

 

Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali – Febbraio 2024

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Fonte: INAIL

																				

Siamo soci di AIM – Associazione Italiana Metallurgia

Contec Industry e OREB Sistemi Industriali sono ora soci benemeriti di AIM – Associazione Italiana Metallurgia

L’Associazione Italiana Metallurgia – AIM, è un ente culturale senza fini di lucro, istituito per la diffusione della scienza e della tecnologia dei materiali metallici ed altri materiali per l’ingegneria. Scopo dell’associazione è quello di favorire, attraverso le sue attività, scambi di idee e di esperienze tra tutti coloro che sono interessati allo sviluppo e all’approfondimento delle conoscenze nel settore dei materiali metallici con particolare riguardo alla promozione di incontri tra produttori, utilizzatori e ricercatori.

L’attività è indirizzata alla diffusione della scienza e della tecnologia dei materiali metallici a favore dei soci e, più in generale, di tutti i metallurgisti italiani.
A questo scopo, accanto a manifestazioni di maggior visibilità come i Convegni Nazionali e

Internazionali e le produzioni editoriali, AIM organizza Giornate di Studio, Seminari, Corsi e Visite Tecniche, derivanti dalle attività dei suoi 18 Centri di Studio, cui spetta il compito di definirne i contenuti tecnici (argomenti, relatori, tempistiche, ecc.) per rispondere in modo puntuale alle esigenze specifiche del settore industriale cui la manifestazione si rivolge.

Contec Industry e OREB Sistemi Industriali entrano a far parte dell’Associazione per mettere a disposizione competenze e buone pratiche sviluppate grazie all’esperienza decennale a supporto di numerose aziende metallurgiche italiane e internazionali.

All’interno del network di AIM offriamo competenza tecnica e il know-how necessario per far fronte alle maggiori sfide nell’ambito della produzione metallurgica per quanto riguarda la sicurezza dei lavoratori e la manutenzione di macchine, linee e impianti.

																				

Buone pratiche per l’utilizzo sicuro delle macchine nel comparto metalmeccanica e manifatturiero

Condividiamo il documento elaborato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia con la sintesi di Buone Pratiche sull’uso sicuro delle macchine impiegate nel settore metalmeccanico elaborato nell’ambito degli obiettivi previsti dal Piano Regionale della Prevenzione 2021-2025. 

Il Piano Regionale della Prevenzione 2021 – 20125 prevede che le Aziende Sanitarie, attraverso le loro Strutture di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro (SOC PSAL), adottino attraverso i Piani Mirati di Prevenzione una nuova modalità del “controllo” nelle imprese, capace di coniugare l’assistenza con la vigilanza. Il Piano Mirato di Prevenzione si orienta, infatti, verso il supporto/assistenza al mondo del lavoro, facilitando l’accesso delle imprese alla conoscenza, e alla valutazione e corretta gestione dei rischi, mirando a raggiungere soprattutto le piccole e medie imprese che costituiscono gran parte del tessuto produttivo italiano. Gli strumenti di assistenza sono: incontri formativi con le diverse figure della prevenzione aziendale, compilazione documenti di indirizzo, schede di auto-valutazione.

Il documento ha come scopo principale fornire indicazioni e spunti utili per la valutazione del rischio associato all’utilizzo di macchine all’interno dei siti produttivi, a partire dalla scelta sul mercato delle attrezzature fino alla loro dismissione, e sulle modalità per assicurarne nel tempo adeguata sicurezza nel loro utilizzo. Alla stesura hanno collaborato i membri del Gruppo Tecnico Regionale “Macchine e Impianti” e le aziende sanitarie locali quali Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale (ASU FC), Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASU GI) e Azienda Sanitaria Friuli Occidentale (ASFO).

Recentemente abbiamo preso parte ad un ciclo di convegni organizzati da Confindustria Alto Adriatico insieme alle Aziende Sanitarie regionali friulane ASUFC, ASUGI e ASFO. In occasione del Convegno sono state presentate le “buone pratiche” per l’utilizzo sicuro dei carrelli elevatori e delle macchine nel settore manifatturiero oggetto del documento sviluppato dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Gli atti del convegno sono disponibili gratuitamente sul sito di Confindustria Alto Adriatico a questo link.

 

Buone pratiche per l’utilizzo sicuro delle macchine nel comparto metalmeccanica e manifatturiero

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Fonte: Regione FVG

																				

Modello di gestione sostenibile del servizio idrico nel nuovo position paper di Confindustria

Il 22 marzo è stato presentato in Confindustria il documento “Dall’emergenza all’efficienza idrica”. Elaborato da Confindustria con il supporto del Sistema associativo, lo studio affronta il tema dell’approvvigionamento e della gestione della risorsa idrica, analizzando le sfide attuali e future, individuando opportunità e soluzioni adeguate ad assicurare a tutti i cittadini, all’agricoltura e all’industria un accesso equo e sostenibile all’acqua.

L’obiettivo è definire un modello di gestione sostenibile del servizio idrico, da un punto di vista sociale, ambientale ed economico, per garantire una fornitura d’acqua sicura e affidabile al Paese.

 

Contesto

La gestione sostenibile dell’acqua rappresenta una delle questioni più rilevanti del nostro tempo, che si connota per una forte valenza non solo ambientale, ma anche sociale ed economica, perché supporta settori chiave come l’agricoltura, l’industria e il turismo.

In questo senso, la gestione sostenibile dell’acqua è anche una questione di competitivitàl’Italia è il terzo Paese europeo per disponibilità di risorse idriche, ma stiamo assistendo a una progressiva diminuzione della quantità media annuale d’acqua. Nel 2022, la disponibilità media è stata appena oltre i 221 mm, segnando una diminuzione di oltre il 51% rispetto alla media registrata nel periodo 1951-2022 e raggiungendo, così, il punto più basso di sempre. A questo bisogna aggiungere il progressivo aumento degli eventi estremi legati all’acqua: nel periodo 2010-2021 si sono verificati 486 allagamenti e 134 esondazioni fluviali, che hanno interessato 602 comuni.

Per quanto riguarda le risorse e i consumi, in Italia l’offerta d’acqua non è equamente distribuita sul territoriopiù del 50% delle risorse superficiali sono localizzate al Nordil 40% è equamente distribuito tra Centro e Sud, e il 7% circa è localizzato nelle isole maggiori. Il divario territoriale riguarda anche l’efficacia della sua gestione: infatti, resta una distanza molto netta in termini di capacità di investimento tra le gestioni industriali e quelle comunali, diffuse soprattutto nel Meridione. Dei 1.465 Comuni in cui la gestione di almeno uno dei servizi è demandata all’ente locale, l’80% si trova al Sud per una popolazione interessata pari a circa 7,6 milioni di persone.

Lato domanda, il settore agricolo è quello maggiormente “idrico-dipendente”, utilizzando il 41% (vale a dire 16 miliardi di m3 in un anno) del totale, superato in Europa solamente dalla Spagna. Nel settore civile, invece, l’Italia è prima in Europa (il 24% del totale, con 9 miliardi di m3 ogni anno), con valori doppi rispetto alla Germania, ma anche a Paesi a noi più simili, come Francia e Spagna. Questo primato è, almeno in parte, conseguenza di sprechi, ma anche di uno scarso valore economico percepito dagli utenti finali per la risorsa idricaL’industria ha un consumo di oltre 8 miliardi di m3 ogni anno (il 20% del totale), un valore elevato ma comunque diminuito di oltre la metà negli ultimi 20 anni.

 

Policy e azioni

L’obiettivo del documento “Dall’Emergenza all’Efficienza Idrica” è definire un modello di gestione sostenibile del servizio idrico, da un punto di vista sociale, ambientale ed economico, al fine di garantire una fornitura d’acqua sicura e affidabile al sistema Paese. Il documento contiene 5 proposte su azioni di policy che puntano a rendere il settore più efficiente:

  1. Azioni necessarie a contenere la domanda di acqua

Allo stato attuale esiste una forte dispersione idrica, legata al trasferimento dell’acqua tramite canali e a tecniche di irrigazione non localizzate. Questa criticità può essere superata attraverso una serie di azioni che richiedono investimenti significativi per sostenere il riuso delle acque depurate o recuperate in vari contesti, dall’agricoltura all’industria, come ad esempio:

  • Rendere più efficiente il processo di irrigazione della colture in tutto il Paese, prevedendo diverse modalità di approvvigionamento idrico declinate secondo le necessità e le peculiarità delle diverse colture;
  • creare, mediante tecnologie di riutilizzo dedicate, apposite reti di distribuzione nelle aree industriali e incentivarne l’utilizzo da parte delle imprese. Oggi in Italia, pur rappresentando una soluzione economicamente sostenibile, il riuso delle acque reflue depurate viene utilizzato solo per il 4% a fronte del possibile 23% di reflui destinabili al riutilizzo. E, in aggiunta, non è contemplato il recupero delle acque piovane;
  • integrare i sistemi di approvvigionamento e distribuzione idrica nel territorio valorizzando tutte le acque disponibili in un dato territorio e sostituendo, ove possibile, con le fonti di approvvigionamento naturali.

In questo contesto, è essenziale un framework normativo coordinato, fondato sul “fit-for-use”, per valorizzare appieno tutti i possibili utilizzi delle acque trattate. 

  1. Azioni necessarie per l’incremento della disponibilità idrica e per ridurre le perdite

Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale accrescere la capacità di raccolta delle acque piovane, attualmente all’11% del potenziale (5,9 miliardi di m3 su 54 possibili), mediante interventi sia sugli invasi che sulle grandi dighe.

In prima battuta, quindi, sono necessari importanti investimenti su diversi fronti, tra cui nuovi invasi, la manutenzione delle dighe, la ricarica e la mappatura delle falde sotterranee e la desalinizzazione dell’acqua marina.

Le infrastrutture strategiche, come le dighe, devono essere preservate e correttamente manutenute. Per farlo, è importante affrontare il tema delle concessioni di grande derivazione idroelettrica scadute e in scadenza, assicurando certezza agli operatori in merito agli investimenti e valorizzando, al contempo, il ruolo dell’energia idroelettrica rispetto agli obiettivi europei di decarbonizzazione dei settori industriali.

Fondamentale importanza assume il quadro normativo, che deve tener conto del cambiamento climatico, valorizzare il contributo dell’economia circolare alla mitigazione e all’adattamento e promuovere progetti di integrazione idrica ed edilizia sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

  1. Azioni di mappatura degli investimenti e delle reti attuali

È fondamentale avere una mappatura precisa e fedele delle infrastrutture esistenti che sia accompagnata da un’adeguata quantificazione di consumi, prelievi, scarichi e ricicli, nonché da una rendicontazione capillare che fornisca un quadro chiaro delle reali esigenze.

Occorre, poi, individuare le opere strategiche e prioritarie necessarie a mitigare gli effetti negativi derivanti dalla crisi idrica. Questo può essere realizzato attraverso una mappatura degli investimenti, che definisca un ordine di priorità e indifferibilità nella realizzazione delle opere urgenti e un piano strategico di investimenti a livello nazionale e regionale.

  1. Azioni per favorire investimenti e nuovi modelli di governance

È necessario definire un quadro di investimenti adeguato alle esigenze. Tuttavia, attualmente siamo ancora lontani dal livello necessario: infatti, per raggiungere la media europea di investimenti pro capite nel servizio idrico integrato, sarebbero necessari ulteriori 1,3 miliardi di euro l’anno, di cui solo una quota parte è prevista nei fondi PNRR (circa 580 milioni di euro all’anno per il periodo 2021-2026).

Per affrontare questa sfida, dunque, occorre implementare azioni volte a favorire gli investimenti e i modelli di governance più efficienti, premiando i gestori virtuosi nel campo dell’innovazione e dell’efficientamento tecnologico e creando percorsi agevolati per l’adozione di tecnologie innovative.

È necessario poi completare la costituzione degli Enti Idrici Regionali, incentivare l’aggregazione delle imprese attraverso una revisione del perimetro degli ambiti territoriali da parte delle regioni e garantire l’immediato trasferimento alle Regioni dell’esercizio delle funzioni e il mantenimento delle stesse per tutta la durata dell’affidamento a regime del Servizio Idrico Integrato.

  1. Azioni necessarie a incrementare i volumi disponibili

I volumi disponibili possono essere incrementati grazie ad una strategia di investimento a tutto tondo: dall’adeguamento delle infrastrutture alla manutenzione e al potenziamento della rete fognaria e dei depuratori.

È necessario, infine, rafforzare la dimensione media degli operatori del settore promuovendo una gestione del settore idrico secondo criteri industriali. Più aumenta la dimensione del gestore, infatti, più crescono le economie di scala, che sono capaci di generare efficienza e capacità finanziaria. L’obiettivo è costruire una filiera idrica strutturata ed efficiente e iniziare a considerare l’acqua dopo l’utilizzo (civile, industriale, agricolo) come una risorsa/materia da valorizzare nel ciclo di riuso e riutilizzo (depurazione e immissione nel circolo).

 

Fonte: Confindustria

																				

Schede tecniche INAIL per la sicurezza di macchine da cantiere e costruzione

Il documento sviluppato da INAIL raccoglie schede tecniche sulle macchine afferenti al tc 151 macchine per cantiere e costruzione, trattando le più significative non conformità rilevate, al fine di illustrare, rispetto allo stato dell’arte di riferimento, le soluzioni costruttive ritenute accettabili, e promuovere un miglioramento dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, come previsto nella mission istituzionale.

Partendo dalle informazioni ricavate dalla banca dati che Inail ha composto negli anni per gestire l’attività di accertamento tecnico per la vigilanza del mercato, si sono realizzate delle schede tecniche riferite alle macchine per cantiere e costruzione, per realizzare un archivio di pratico e immediato utilizzo tanto per gli organi di vigilanza territoriale quanto per fabbricanti, datori di lavoro/utilizzatori e distributori. Le schede tecniche collezionate trattano le principali non conformità rilevate sulle macchine per cantiere e costruzione, evidenziando, rispetto allo stato dell’arte di riferimento, le soluzioni costruttive ritenute accettabili. Naturalmente i documenti sono stati resi anonimi, recuperando esclusivamente le informazioni tecnicamente utili, senza alcun riferimento a dati sensibili (riferiti al fabbricante o alla circostanza in cui la macchina segnalata è stata rinvenuta), ma comunque garantendo un’informazione sufficiente per indirizzare eventuali interventi di approfondimento sulle macchine da verificare.

 

Struttura delle schede tecniche

Ciascuna scheda si compone di tre parti principali:

  • una prima parte descrittiva nella quale è individuata la tipologia di macchina, riportandone la denominazione specificata dal fabbricante nella dichiarazione CE di conformità e una sintetica descrizione che definisce la destinazione d’uso e le modalità di utilizzo; è inoltre specificato l’anno di immissione sul mercato al fine di definire lo stato dell’arte di riferimento e quindi individuare le soluzioni che potrebbero ritenersi accettabili; l’indicazione di tale data è utile anche in relazione all’eventuale norma tecnica di riferimento disponibile;
  • una parte dedicata alle norme tecniche armonizzate di riferimento: questa sezione non è sempre presente, perché ovviamente dipende dalla disponibilità di riferimenti tecnici pertinenti; si è riportata, ove disponibile, la norma armonizzata di tipo C (o eventualmente altre norme di ausilio alla definizione del parere tecnico illustrato nel seguito), indicandone la versione e la data di pubblicazione in gazzetta ufficiale.
  • una parte denominata “accertamento tecnico” che si compone a sua volta di due sottosezioni:
    • una dedicata alla segnalazione di presunta non conformità, nella quale viene descritta la situazione di pericolo ravvisata, evidenziando in modo chiaro e sintetico quanto riscontrato sull’esemplare oggetto di segnalazione, con riferimento alla parte della macchina coinvolta e alla situazione di utilizzo considerata. Per rendere maggiormente intellegibile la situazione riscontrata, ove disponibili, sono state inseriti foto e/o schemi. Sempre in questa parte si è collegata la situazione pericolosa alla carenza rispetto al requisito essenziale di sicurezza prescritto dalla direttiva, cercando di correlare la problematica al mancato rispetto delle prescrizioni dell’allegato I, indicando il requisito essenziale di sicurezza (RES) ritenuto non rispettato;
    • un’altra incentrata sul parere tecnico, nella quale, limitatamente alle carenze segnalate e quindi ai requisiti essenziali di sicurezza (RES) ritenuti presumibilmente non conformi, si è illustrato l’esito dell’accertamento tecnico condotto da Inail, sulla base della documentazione fornita dai fabbricanti, di pareri già espressi dall’autorità di vigilanza del mercato, di posizioni assunte nei consessi comunitari, nonché dello stato dell’arte di riferimento.

 

Per chi è utile il documento

Nello specifico il lavoro prodotto vorrebbe trasversalmente offrire spunti per:

  • fabbricanti e distributori di macchine per cantiere e costruzione, evidenziando le carenze più ricorrenti anche in relazione alle norme tecniche di riferimento;
  • organi di vigilanza territoriale, fornendo utili riferimenti per orientare l’attenzione in occasione di azioni vigilanza o inchieste infortuni su specifiche criticità emerse nel corso dell’attività di vigilanza del mercato;
  • datori di lavoro, rappresentando carenze e problematiche ricorrenti di questa tipologia di attrezzature, in modo da offrire indicazioni utili nella scelta dei prodotti in fase di acquisizione, prima della messa a disposizione per i lavoratori (ex combinato disposto dell’art. 71 comma 1 e dell’art. 70 comma 1).

L’accertamento tecnico per la sicurezza delle macchine per cantiere e costruzione

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Fonte: INAIL

 

																				

Aggiornamento normativo – Febbraio 2024

EC 1-2024 UNI 11870:2022

Materiali contenenti amianto – Criteri e metodi per l’individuazione e il censimento nelle strutture edilizie, nelle macchine e negli impianti

 

 

UNI EN 16307-5:2024

Carrelli industriali – Requisiti di sicurezza e verifiche – Parte 5: Requisiti supplementari per carrelli spinti manualmente

Recepisce 

EN 16307-5:2023

 

 

UNI EN 88-1:2024

Regolatori di pressione e dispositivi di sicurezza associata per apparecchi a gas – Parte 1: Regolatori di pressione per pressione di entrata non maggiore di 50 kPa

Recepisce 

EN 88-1:2022+A1:2023

 

 

UNI EN 17905:2024

Sistemi di trasporto intelligenti – eSafety – eCall HLAP in ambienti di rete ibridi a commutazione di circuito e a commutazione di pacchetto

Recepisce 

EN 17905:2023

 

 

UNI ISO/TS 31050:2024

Gestione del rischio – Linee guida per la gestione di un rischio emergente al fine di aumentare la resilienza

Adotta 

ISO/TS 31050:2023

 

 

UNI 11934:2024

Attività professionali non regolamentate – Ergonomo – Requisiti di conoscenza, abilità, autonomia e responsabilità

 

 

																				

Sentenze – Febbraio 2024

Cassazione Penale, Sez. 4, 01 febbraio 2024, n. 4329

Infortunio durante le operazioni di pulizia e manutenzione delle macchine

 

 

Cassazione Penale, Sez. 4, 15 febbraio 2024, n. 6782 

Caduta dall’alto durante l’imbragatura di carichi in altezza con l’utilizzo di un apparecchio di sollevamento

 

 

Cassazione Penale, Sez. 4, 15 febbraio 2024, n. 6790

Infortunio durante lo smontaggio di un elevatore. Apprendista designato preposto: risponde il datore di lavoro se il preposto è inidoneo

 

 

Cassazione Penale, Sez. 4, 20 febbraio 2024, n. 7413

Inidonei sistemi di accesso ai piani di lavoro dei ponteggi del cantiere e caduta del lavoratore

 

 

Cassazione Penale, Sez. 4, 20 febbraio 2024, n. 7414

Mancanza di dispositivi di protezione contro le cadute dall’alto e infortunio mortale. Responsabile il CSE che non sospende i lavori

 

 

Fonte: Osservatorio Olympus – Osservatorio per il monitoraggio permanente della legislazione e giurisprudenza sulla sicurezza del lavoro


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Nuova direttiva UE sui crimini ambientali: fino a 10 anni di reclusione e perseguibili anche le persone giuridiche

La criminalità ambientale è la quarta attività criminale al mondo e una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata insieme al traffico di droga e armi e alla tratta di esseri umani. Per fronte a questo fenomeno, il 27 febbraio 2024 il Parlamento europeo ha adottato a larga maggioranza una nuova direttiva che aggiorna la lista e le sanzioni per quanto concerne i crimini ambientali.

La nuova direttiva mira a stabilire norme minime per la definizione dei reati e delle sanzioni al fine di tutelare meglio l’ambiente e sostituisce la precedente direttiva del 2008, divenuta obsoleta a fronte degli sviluppi del diritto ambientale dell’UE.

Tra i nuovi reati introdotti dalla direttiva figurano il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell’UE in materia di sostanze chimiche, e l’inquinamento provocato dalle navi. I deputati hanno voluto inserire nel testo anche i cosiddetti “reati qualificati“, vale a dire quelli che portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all’ecocidio (ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo).

 

Sanzioni pecuniarie e pene detentive anche per le persone giuridiche

L’inasprimento delle sanzioni previsto nella proposta della nuova direttiva UE distingue se il reato è commesso da persona fisica o da persona giuridica.

 

Nello specifico, si fa riferimento alle persone fisiche:

  • per i reati dolosi che provocano il decesso di persone. È prevista una pena massima di dieci anni di reclusione;
  • per i reati qualificati che causano risultati catastrofici, con una pena massima di otto anni di reclusione;
  • per i reati commessi per grave negligenza che provocano il decesso di persone, una pena massima di cinque anni di reclusione;
  • per altri reati dolosi inclusi nella normativa, una pena massima di almeno cinque anni o almeno tre anni di reclusione.

 

Nel caso delle persone giuridiche, invece, la direttiva prevede le seguenti sanzioni:

  • per i reati più gravi, una sanzione pecuniaria pari ad almeno il 5% del fatturato mondiale totale della persona giuridica o, in alternativa, a 40 milioni di euro;
  • per tutti gli altri reati, una sanzione pecuniaria massima pari ad almeno il 3% del fatturato mondiale totale della persona giuridica o, in alternativa, a 24 milioni di euro.

A queste si aggiungono delle possibili misure supplementari, tra cui l’imposizione dell’obbligo per l’autore del reato di ripristinare l’ambiente o di compensare i costi connessi ai danni, l’esclusione dello stesso dall’accesso ai finanziamenti pubblici o il ritiro di permessi o autorizzazioni.

 

Stati membri: formazione e raccolte dati

I deputati hanno insistito con successo durante i negoziati sull’introduzione di sostegno e assistenza nel contesto dei procedimenti penali per gli informatori (whitleblower) che denunciano reati ambientali. Inoltre, hanno introdotto l’obbligo per gli Stati membri di organizzare corsi di formazione specializzati per forze dell’ordine, giudici e pubblici ministeri, redigere strategie nazionali e organizzare campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale.

I dati sui reati ambientali raccolti dai governi dell’UE dovrebbero inoltre consentire di affrontare meglio la questione e aiutare la Commissione ad aggiornarne regolarmente l’elenco.

 

Prossime tappe

La direttiva entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Gli Stati membri avranno poi due anni per recepire le norme nel diritto nazionale.

 

																				

INL aderisce alla Campagna europea sugli infortuni sul lavoro 2024

L’Ispettorato nazionale del lavoro ha aderito alla Campagna europea sugli infortuni sul lavoro voluta dal Comitato degli Alti Responsabili degli Ispettorati del Lavoro (SLIC) con l’obiettivo di verificare il rispetto degli obblighi del datore di lavoro in materia di salute e sicurezza in relazione agli infortuni sul lavoro e sensibilizzare maggiormente in merito ai rischi connessi agli stessi infortuni.

I settori produttivi interessati sono: agricoltura e silvicoltura, costruzioni e trasporti.

L’iniziativa si concluderà a settembre con un seminario internazionale, nel quale verranno presentati i resoconti dei risultati nazionali, mediante un modello comune e la conseguente elaborazione di una relazione di progetto che sarà consegnata allo SLIC per l’approvazione.

Nel dettaglio, la campagna di vigilanza ha lo scopo di:

  • diffondere i risultati delle analisi e il materiale informativo realizzati in collaborazione con lo SLIC e i suoi focal points nazionali (per l’Italia, l’INAIL);
  • stimolare un’efficace collaborazione tra gli stakeholder (lavoratori, datori di lavoro e loro rappresentanti nei settori di attività in cui si svolgerà la campagna, ossia micro, piccole e medie imprese, la società civile in generale), facilitando lo scambio di informazioni, conoscenze e buone pratiche per prevenire e ridurre gli infortuni nei luoghi di lavoro;
  • promuovere la valutazione del rischio e le corrette ed efficaci misure di gestione per favorire l’obiettivo della riduzione degli infortuni sul lavoro.

Consulta la documentazione: