Pubblicata la circolare operativa del Piano Transizione 5.0

A partire dal 7 agosto 2024 è ufficialmente operativo il credito d’imposta legato al cosiddetto “Piano Transizione 5.0”, destinato a supportare i nuovi investimenti nel biennio 2024-2025 in ambito di transizione digitale ed energetica. Questo incentivo, introdotto dall’art. 38 del D.L. 19/2024 e convertito nella legge 56/2024, è stato reso effettivo grazie alla pubblicazione del D.M. MIMIT e MEF del 24 luglio 2024 e all’emanazione del Decreto direttoriale del MIMIT del 6 agosto 2024

Inoltre, in data 16 agosto il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato la Circolare operativa n. 25877 relativa al Piano Transizione 5.0. Il documento è disponibile sul sito del MIMIT al seguente link.

Il testo fornisce importanti chiarimenti tecnici in relazione a specifici profili, utili ai fini della corretta applicazione della disciplina del Piano Transizione 5.0. La circolare, strutturata in 9 capitoli, affronta in dettaglio le seguenti tematiche:

  • determinazione dei risparmi energetici nelle fasi ex ante ed ex post, con focus particolare sui concetti di “struttura produttiva”, “processo produttivo”, “processo interessato” dall’investimento e “scenario controfattuale”;
  • presentazione di esempi numerici specifici per il calcolo della riduzione dei consumi energetici conseguibile nelle possibili casistiche;
  • requisiti necessari per gli impianti finalizzati all’autoproduzione destinata all’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, con particolare attenzione alla metodologia di determinazione del fabbisogno energetico della struttura produttiva utile ai fini del dimensionamento delle diverse tipologie dii impianti di produzione a fonte rinnovabile;
  • indicazioni utili ai fini del rispetto del principio “Non arrecare un danno significativo” (DNSH) ai sensi dell’articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020;
  • procedure di invio e gestione della comunicazione di prenotazione del beneficio;
  • procedura per la comunicazione di avanzamento del progetto di innovazione;
  • procedura per la comunicazione del completamento del progetto di innovazione;
  • modalità di svolgimento delle attività di vigilanza e dei controlli;
  • esempi di calcolo del credito d’imposta spettante relativo a un progetto di innovazione in relazione al processo interessato dall’investimento o alla struttura produttiva.

Attendiamo la pubblicazione delle FAQ nelle prossime settimane per chiarire ulteriori eventuali dubbi relativi alla procedura. 

																				

Lavoro notturno: i dati sugli infortuni in Italia raccolti da INAIL

Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato un numero significativo di infortuni sul lavoro durante il turno notturno. Questo fenomeno, approfondito nel recente studio di INAIL, rappresenta un aspetto critico della sicurezza sul lavoro, con dati che evidenziano un trend preoccupante e in crescita.

 

I dati sugli infortuni notturni

Il lavoro notturno, che coinvolge oltre 2,5 milioni di lavoratori, è regolato principalmente dal d.lgs. 66/2003, che stabilisce le condizioni e le limitazioni per garantire la sicurezza dei lavoratori. Nonostante queste norme, i dati rivelano che gli infortuni avvenuti tra la mezzanotte e le sei del mattino rappresentano una piccola ma significativa porzione degli infortuni totali: il 2,8% nel 2022.

Nel periodo 2018-2022, si osserva un andamento altalenante degli infortuni notturni, con un picco di 18.054 casi nel 2022, in aumento rispetto al 2018. Gli infortuni mortali, seppur meno numerosi, sono particolarmente preoccupanti: nel 2022, il 7,7% degli incidenti notturni ha avuto esito mortale, una percentuale quasi doppia rispetto alla media degli infortuni totali.

 

Chi sono i lavoratori più a rischio?

L’analisi del documento mostra che i lavoratori notturni sono prevalentemente uomini (circa il 70%), e il lavoro notturno è particolarmente diffuso in settori come la sanità, i trasporti, e l’industria manifatturiera. Tra i lavoratori più colpiti dagli infortuni notturni troviamo infermieri, operatori sociosanitari e addetti alla sicurezza. Questi settori sono caratterizzati da turni continui e dalla necessità di operare in orari non convenzionali, esponendo i lavoratori a rischi aggiuntivi.

 

Un focus sui settori produttivi

L’industria manifatturiera emerge come il settore con il maggior numero di infortuni notturni, seguita da trasporti e magazzinaggio, e sanità e assistenza sociale. Questo dato non sorprende, considerando l’elevata presenza di lavoratori impegnati in turni continui in questi settori. È interessante notare come la sanità abbia visto un significativo aumento degli infortuni durante la pandemia di COVID-19, con un incremento del 10% rispetto agli anni precedenti.

 

Considerazioni finali

L’aumento degli infortuni notturni, soprattutto quelli mortali, pone l’accento sull’importanza di migliorare le misure di prevenzione e sicurezza per i lavoratori impegnati in questi turni. È essenziale che le aziende e le istituzioni lavorino insieme per ridurre i rischi associati al lavoro notturno, attraverso un’adeguata formazione, controlli sanitari regolari, e l’applicazione rigorosa delle normative vigenti.

Lo studio di INAIL rappresenta un importante passo avanti nella comprensione di questo fenomeno, ma è chiaro che c’è ancora molto da fare per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori notturni in Italia.

Gli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia – INAIL

 

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Fonte: INAIL

																				

Impianti di trattamento acque reflue industriali: una panoramica su funzionamento, normative e opportunità per le aziende

Gli impianti di trattamento delle acque reflue industriali rappresentano un elemento cruciale nella gestione sostenibile delle risorse idriche e nella tutela dell’ambiente. Le acque reflue industriali derivano dalle attività produttive e contengono una vasta gamma di inquinanti chimici, organici e fisici che, se non adeguatamente trattati, possono causare gravi danni agli ecosistemi e alla salute umana. L’obiettivo principale di un impianto di trattamento è depurare queste acque, rimuovendo o riducendo le sostanze nocive prima del loro rilascio nell’ambiente o del loro riutilizzo.

Nell’industria, l’acqua riveste un ruolo fondamentale in molteplici applicazioni, tra cui:

  • Raffreddamento: impiegata in processi meccanici, come la formatura, per abbassare la temperatura degli stampi;
  • Materia prima: utilizzata nella produzione di carta o pasta, dove l’acqua è un componente essenziale;
  • Lavaggio e solvente: nell’industria conserviera, ad esempio, l’acqua serve per rimuovere impurità dai prodotti prima della lavorazione;
  • Utensile: grazie all’alta pressione, l’acqua può fungere da agente tagliante;
  • Preparazione di bagni galvanici: essenziale nella preparazione di bagni galvanici e nei trattamenti superficiali;
  • Raffreddamento dell’aria: usata nei sistemi di condizionamento per regolare la temperatura ambiente;
  • Trasporto di materie prime o scarti: ad esempio, nell’industria conserviera, l’acqua viene impiegata per spostare materiali o residui di lavorazione.

A cosa serve un impianto di trattamento delle acque reflue industriali

Un impianto di trattamento delle acque reflue industriali ha la funzione di trattare e depurare l’acqua contaminata prodotta durante i processi industriali. Le acque reflue possono contenere sostanze chimiche, metalli pesanti, oli, solidi sospesi, e composti organici o inorganici che, senza un adeguato trattamento, causerebbero un notevole impatto ambientale.

L’obiettivo principale del trattamento è quello di ridurre le concentrazioni di inquinanti a livelli compatibili con le normative ambientali vigenti, in modo tale che l’acqua possa essere scaricata in sicurezza nei corpi idrici naturali (fiumi, laghi, mari) o riutilizzata in ciclo produttivo.

Le funzioni principali di un impianto trattamento acque sono:

  • Riduzione degli inquinanti: abbattere la carica inquinante, sia essa organica o inorganica.
  • Rimozione di metalli pesanti: pericolosi per la salute umana e l’ambiente.
  • Riduzione di solidi sospesi: che possono ostruire le reti idriche e compromettere la qualità delle acque.
  • Neutralizzazione del pH: riportare l’acqua ad un livello di pH sicuro per l’ambiente.
  • Recupero dell’acqua per il riuso: in alcune industrie, l’acqua trattata può essere riutilizzata per determinati processi produttivi, riducendo così l’impatto ambientale e il consumo di risorse idriche fresche.

 

Come funziona un impianto di trattamento delle acque reflue industriali?

Gli impianti di trattamento delle acque reflue industriali variano in base alla natura degli inquinanti presenti e ai processi produttivi. Tuttavia, in generale, un impianto si basa su una serie di fasi che possono essere suddivise in tre categorie principali: pre-trattamento, trattamento primario, secondario e terziario.

1. Pre-trattamento

Il pre-trattamento è la fase in cui vengono rimosse le particelle più grossolane e i solidi in sospensione. Questi possono includere sabbia, detriti, oli o grassi. Le tecniche di pre-trattamento includono:

  • Grigliatura: rimozione di materiali grossolani (ad es. plastica, foglie) attraverso filtri o griglie.
  • Sedimentazione: separazione dei solidi sospesi più pesanti per gravità.
  • Disoleatura: per rimuovere oli e grassi in eccesso che galleggiano in superficie.

2. Trattamento Primario

In questa fase, si prosegue con la rimozione dei solidi sospesi e del materiale organico attraverso processi chimici o fisici. I processi utilizzati includono:

  • Coagulazione e Flocculazione: l’aggiunta di agenti chimici (coagulanti) che agglomerano le particelle fini, facendole precipitare.
  • Sedimentazione: ulteriore rimozione dei solidi sospesi.
  • Filtrazione: il passaggio dell’acqua attraverso filtri di diversa natura (sabbia, carbone attivo) per rimuovere impurità rimanenti.

3. Trattamento Secondario

Questa fase è dedicata alla rimozione della materia organica disciolta e di altre sostanze chimiche pericolose. Il trattamento biologico è uno dei metodi più comuni, che utilizza microrganismi per degradare i contaminanti organici. I principali processi includono:

  • Processi a fanghi attivi: batteri aerobi degradano i contaminanti organici.
  • Filtri percolatori: l’acqua passa attraverso un mezzo filtrante colonizzato da microrganismi che decompongono le sostanze organiche.
  • Trattamento anaerobico: utilizzato per rifiuti con alta concentrazione organica, basato sulla fermentazione da parte di batteri anaerobi.

4. Trattamento Terziario

Questa fase, opzionale ma necessaria per ottenere un’acqua di elevata purezza, comprende:

  • Ossidazione chimica o avanzata: per abbattere composti chimici residui (ad es. con ozono o perossido di idrogeno).
  • Filtrazione a membrana (osmosi inversa): per separare le impurità più fini.
  • Disinfezione: eliminazione di eventuali patogeni con cloro o raggi UV.
  • Rimozione di nutrienti: come azoto e fosforo, per prevenire l’eutrofizzazione dei corpi idrici.

 

Normative di Riferimento

Il trattamento delle acque reflue industriali è strettamente regolato da normative a livello nazionale ed europeo, che stabiliscono limiti precisi sulle concentrazioni di inquinanti ammessi per lo scarico delle acque trattate.

 

Normativa Europea

A livello europeo, la Direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane è una delle normative di riferimento, anche se principalmente rivolta al trattamento delle acque reflue urbane, offre indicazioni generali per la gestione e il trattamento delle acque reflue industriali. La Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque) è invece la norma più importante che istituisce un quadro comunitario per la protezione delle acque e prevede l’adozione di misure per prevenire e ridurre l’inquinamento delle acque.

 

Normativa Italiana

In Italia, la legge di riferimento è il Decreto Legislativo 152/2006 (Testo Unico Ambientale), che stabilisce i criteri per la gestione delle acque e introduce limiti precisi per gli scarichi industriali. L’articolo 101 del TUA definisce le modalità di scarico delle acque reflue industriali, e l’Allegato 5 parte III stabilisce i parametri e i limiti di emissione degli inquinanti. Altri riferimenti normativi rilevanti includono le norme UNI EN 12255, che specificano i requisiti tecnici per gli impianti di trattamento delle acque reflue.

 

Autorizzazioni

Per scaricare le acque reflue in un corpo idrico o in rete fognaria, è necessario ottenere un’autorizzazione da parte delle autorità competenti. Questa autorizzazione specifica le caratteristiche delle acque da trattare e i limiti di emissione da rispettare.

 

I benefici di investire in sistemi di trattamento delle acque reflue

L’installazione di un sistema di trattamento delle acque reflue industriali offre una serie di benefici significativi per un’azienda, che vanno oltre la semplice conformità alle normative ambientali. Questi vantaggi possono avere un impatto positivo sia dal punto di vista operativo che economico, oltre a migliorare l’immagine aziendale in termini di sostenibilità.

 

Riduzione dei Costi Operativi a Lungo Termine

Un sistema di trattamento ben progettato consente all’azienda di abbattere i costi legati allo smaltimento delle acque reflue. In molte situazioni, le aziende che non dispongono di un proprio impianto devono affidarsi a terze parti per lo smaltimento, sostenendo costi elevati. Trattare internamente le acque consente di risparmiare, soprattutto in contesti in cui è possibile recuperare l’acqua per il riutilizzo in processi produttivi.

 

Riutilizzo e risparmio di Risorse 

Un sistema di trattamento delle acque reflue permette di riutilizzare l’acqua trattata nei processi aziendali. Questo può portare a un significativo risparmio di risorse idriche, riducendo il consumo di acqua dolce. Il riuso dell’acqua è particolarmente vantaggioso in settori con elevato consumo idrico, come l’industria chimica, farmaceutica, alimentare o manifatturiera.

Implementare un sistema di trattamento delle acque reflue può anche comportare un’ottimizzazione complessiva dei processi produttivi. Ad esempio, le aziende possono ottenere un maggiore controllo sulla qualità delle acque utilizzate nei processi produttivi, migliorando l’efficienza operativa. Inoltre, tecnologie come la filtrazione a membrana o l’osmosi inversa consentono di ottenere acqua con caratteristiche chimico-fisiche specifiche, adatte a particolari esigenze industriali.

 

Riduzione dell’impatto ambientale

Trattare le acque reflue significa ridurre l’impatto ambientale dell’azienda, limitando il rilascio di inquinanti nei corpi idrici. Questo contribuisce alla protezione degli ecosistemi acquatici, riducendo il rischio di eutrofizzazione e altre forme di inquinamento. Inoltre, il trattamento adeguato dei rifiuti può includere il recupero di materiali preziosi come metalli pesanti, che possono essere riciclati e reintegrati nel processo produttivo. 

 

Miglioramento dell’immagine aziendale e reputazione

La sostenibilità ambientale è sempre più importante per la reputazione aziendale. Le imprese che dimostrano un impegno attivo nella riduzione dell’impatto ambientale, attraverso pratiche come il trattamento delle acque reflue, possono beneficiare di una miglior percezione da parte di clienti, partner commerciali e investitori. Questo può portare a un vantaggio competitivo, soprattutto nei mercati in cui la sostenibilità è un criterio chiave per i consumatori e le parti interessate.

 

Miglioramento del Rating ESG

Un altro importante vantaggio derivante dall’implementazione di un impianto di trattamento delle acque reflue industriali è il miglioramento del rating ESG (Environmental, Social, and Governance), un parametro sempre più rilevante per gli investitori e i mercati finanziari. Le aziende con un elevato rating ESG sono percepite come più sostenibili e responsabili, attirando maggior interesse da parte degli investitori che puntano su imprese con un basso rischio ambientale e sociale.

Nella componente Environmental del rating ESG, la gestione efficiente e sostenibile delle risorse idriche è un fattore chiave. Un’azienda che investe in sistemi di trattamento delle acque reflue dimostra un impegno concreto nella riduzione dell’inquinamento, nella gestione responsabile delle risorse e nella minimizzazione dell’impatto ambientale. Questo contribuisce a migliorare il suo punteggio ESG, favorendo non solo l’accesso a investitori etici, ma anche l’ottenimento di condizioni finanziarie più vantaggiose, come tassi d’interesse agevolati su prestiti o accesso a fondi di investimento dedicati alla sostenibilità.

In un’epoca in cui la trasparenza e la sostenibilità sono criteri cruciali per gli stakeholder, migliorare il proprio rating ESG attraverso pratiche ambientali virtuose diventa un vantaggio competitivo significativo.

 

In conclusione

Investire in un sistema di trattamento delle acque reflue industriali porta numerosi benefici, che spaziano dalla riduzione dei costi operativi all’ottimizzazione dei processi aziendali, fino a migliorare la reputazione aziendale e la sostenibilità. In un contesto in cui la sostenibilità ambientale è sempre più centrale, adottare soluzioni avanzate per la gestione delle acque reflue rappresenta non solo un obbligo normativo, ma anche una strategia vincente per il futuro dell’azienda.

 

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Contec Industry all’evento europeo EuroMaintenance 2024

Dal 16 al 18 settembre 2024 prenderemo parte ad EuroMaintenance 2024, l’unico appuntamento in Europa dedicato al mondo della manutenzione che riunisce professionisti provenienti da tutta Europa per tre giorni incentrati sulla cultura della manutenzione. I migliori leader del settore avranno la possibilità di discutere le sfide che il settore si trova a affrontare, per confrontare soluzioni e strategie.

EuroMaintenance è l’evento sulla manutenzione a livello fieristico e congressuale di riferimento in Europa che viene organizzato ogni due anni da una delle Associazioni federate a EFNMS (European Federation of National Maintenance Societies). L’edizione di quest’anno che si terrà al PalaCongressi di Rimini, è stata organizzata da A.I.MAN, associazione di cui Contec Industry fa parte e con cui collabora per i temi di sicurezza e manutenzione di macchine, linee e impianti industriali.

 

 

L’evento di quest’anno verterà su otto tematiche chiave: trasportisicurezzaservitizzazionedigitalizzazioneOEM & distribuzioneinfrastruttureformazione e sostenibilità. La sostenibilità ha in particolare un ruolo centrale, in quanto la manutenzione può veramente essere una chiave determinante per il futuro del pianeta.

Oltre allo spazio espositivo, EuroMaintenance 2024 prevede una serie di conferenze che coinvolgeranno professionisti e accademici italiani ed europei tra cui Barilla, Schaeffler, IBM,  Sarlux, Zucchetti, Hitachi, Festo e molti altri. All’interno del ciclo di conferenza è previsto anche l’intervento di Contec Industry per martedì 17 settembre. Il nostro contributo tecnico si focalizzerà sullo scenario normativo e le relative best practice e check list per una corretta gestione dei revamping su macchine e impianti, sulle attività di manutenzione straordinaria e sui miglioramenti di sicurezza implementati.

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Controlli non distruttivi: tutto quello che devi sapere

Nel mondo industriale moderno, la sicurezza e l’efficienza delle operazioni sono di fondamentale importanza. I Controlli Non Distruttivi (CND) rappresentano una tecnologia essenziale per garantire l’integrità e la sicurezza di materiali e strutture senza compromettere la loro funzionalità.

Ma cosa sono esattamente i CND e perché Responsabili e i Datori di Lavoro dovrebbero prestarvi particolare attenzione?

 

Che Cosa Sono i Controlli Non Distruttivi?

I Controlli Non Distruttivi sono una serie di tecniche utilizzate per esaminare materiali, componenti e assemblaggi per difetti e discontinuità senza alterare o distruggere il materiale in esame. Tra le tecniche più comuni si annoverano:

  • Radiografie industriali (RT)
  • Ultrasuoni (UT)
  • Magnetoscopia (MT)
  • Liquidi penetranti (PT)
  • Termografia a infrarossi (IR)
  • Emissione acustica (AE)

Questi metodi consentono di rilevare difetti superficiali e interni, assicurando che i prodotti e le strutture rispettino gli standard di qualità e sicurezza richiesti.

 

Obblighi normativi: quali apparecchiature controllare?

L’articolo 71, comma 8, lettere b) e c) del D.lgs. 81/2008 focalizza la sua attenzione sulle attrezzature di lavoro “…soggette a influssi che possono provocare deterioramenti suscettibili di dare origine a situazioni pericolose ….

Si tratta in sostanza di tutte le apparecchiature industriali sottoposte a fenomeni di deterioramento progressivo o immediato che possono generare stati funzionali critici: usura, guasti, corrosione, rotture, instabilità, ecc., con conseguenze significative in relazione alla sicurezza dei lavoratori.

In altri termini il datore di lavoro ha l’obbligo di attivarsi per individuare e prevenire tutti i possibili deterioramenti delle apparecchiature che potrebbero condurre a situazioni pericolose per i lavoratori.

Questo obbligo viene ampiamente ottemperato dalla maggior parte dei datori di lavoro, con riferimento alle apparecchiature elencate nell’allegato VII dello stesso D.Lgs. 81/08, ad esempio i serbatoi in pressione, gli apparecchi di sollevamento, le tubazioni contenenti fluidi pericolosi, ecc..

In realtà tale obbligo è molto più esteso e riguarda non solo le apparecchiature elencate nell’allegato VII, bensì tutte quelle, statiche o dinamiche, che se eccessivamente usurate o danneggiate, possono provocare situazioni che conducano a infortuni sul lavoro.

È quindi indispensabile che i datori di lavoro che hanno la responsabilità di apparecchiature di questo genere (soggette a usura o corrosione), ad esempio:

  • serbatoi e tubazioni in pressione
  • apparecchi di sollevamento
  • carpenterie strutturali inclusi i nodi di collegamento (impalcati di sostegno, capannoni metallici, vasche di contenimento, ecc..)
  • macchine movimento terra e operatrici
  • carrelli elevatori
  • macchinari con componenti critici (volani, bracci aerei, contrappesi, elementi proiettabili, ecc..)
  • e molte altre

si organizzino al fine di tenere sotto controllo “periodico” lo stato funzionale di queste attrezzature, secondo una frequenza che alcune volte è fissata obbligatoriamente da provvedimenti di legge o da norme tecniche specifiche, si ricordi ad esempio i controlli previsti per, gli apparecchi di sollevamento, per quelli in pressione, per le caldaie, ecc., mentre per altre apparecchiature la periodicità dei controlli deve essere stabilita nell’ambito di una indagine tecnica eseguita da personale esperto.

 

Chi può effettuare i Controlli Non Distruttivi?

Per comprende chi sono i soggetti abilitati ad eseguire i CND, dobbiamo affidarci a quanto stabilito alla lettera c) dell’art. 71 c. 8 del D.lgs 81/08: Gli interventi di controllo……omissis devono essere effettuati da persona competente”.

Ciò significa che le aziende che non hanno al loro interno le strumentazioni e il personale adeguato per eseguire i controlli di cui si tratta, dovranno necessariamente affidarsi a strutture esterne dotate della competenza e delle certificazioni necessarie per eseguire i controlli così come richiesto dalle norme vigenti

Al termine dei loro rilievi, i tecnici che li hanno eseguiti, saranno tenuti a rilasciare un verbale contenente gli esiti delle loro indagini. Tali documenti (verbali) dovranno essere conservati dal Datore di Lavoro per almeno 3 anni ed esibiti ai funzionari ASL che eventualmente dovessero richiederli.

 

Conclusioni

I Controlli Non Distruttivi sono fondamentali per garantire la sicurezza, la qualità e l’efficienza operativa di un’ampia gamma di attrezzature in vari settori industriali. Investire nei CND non solo riduce i rischi di guasti e incidenti, ma migliora anche la conformità normativa, riduce i costi di manutenzione e prolunga la vita utile delle attrezzature.

I datori di lavoro dovrebbero quindi considerare i CND come una parte essenziale della loro strategia di gestione delle risorse e della sicurezza.

 

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Sentenze – Luglio 2024

Cassazione Penale, Sez. 4, 08 luglio 2024, n. 26802

Operaio schiacciato sotto la benna meccanica del bobcat durante il trasporto di calcestruzzo

 

Cassazione Penale, Sez. 4, 02 luglio 2024, n. 25753

Caduta dal tetto del container durante le operazioni di pulizia. Responsabilità del datore di lavoro e del preposto

 

Fonte: Osservatorio Olympus – Osservatorio per il monitoraggio permanente della legislazione e giurisprudenza sulla sicurezza del lavoro


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Aggiornamento normativo – Luglio 2024

UNI ISO 10791-2:2024

Prescrizioni di collaudo per centri di lavorazione – Parte 2: Prove geometriche per macchine con mandrino verticale (asse Z verticale)

Adotta 

ISO 10791-2:2023

 

 

UNI ISO 19694-4:2024

Emissioni da sorgente fissa – Determinazione delle emissioni di gas serra nelle industrie ad alta intensità energetica – Parte 4: Industria dell’alluminio

Adotta 

ISO 19694-4:2023

 

 

UNI ISO 19694-5:2024

Emissioni da sorgente fissa – Determinazione delle emissioni di gas serra nelle industrie ad alta intensità energetica – Parte 5: Industria della calce

Adotta 

ISO 19694-5:2023

 

 

 

UNI ISO 19694-6:2024

Emissioni da sorgente fissa – Determinazione delle emissioni di gas serra nelle industrie ad alta intensità energetica – Parte 6: Industria delle ferroleghe e del silicio

Adotta 

ISO 19694-6:2023

 

 

UNI ISO 19694-3:2024

Emissioni da sorgente fissa – Determinazione delle emissioni di gas serra nelle industrie ad alta intensità energetica – Parte 3: Industria del cemento

Adotta 

ISO 19694-3:2023

 

 

UNI EN ISO 7519:2024

Documentazione tecnica di prodotto – Disegni di costruzione – Principi generali di presentazione per disegni di insieme e di assemblaggio

Recepisce 

EN ISO 7519:2024

 

 

UNI ISO/TS 50011:2024

Sistemi di gestione dell’energia – Valutazione della gestione dell’energia utilizzando la ISO 50001:2018

Adotta 

ISO/TS 50011:2023

 

 

UNI ISO 50006:2024

Sistemi di gestione dell’energia – Valutazione della prestazione energetica utilizzando gli indicatori di prestazione energetica e i consumi di riferimento

Adotta 

ISO 50006:2023

 

 

 

UNI ISO 230-4:2024

Codice di collaudo per macchine utensili – Parte 4: Prove d’interpolazione circolare per macchine utensili a comando numerico

Adotta 

ISO 230-4:2022

 

 

 

UNI ISO 11901-5:2024

Utensili per stampi – Molle a gas – Parte 5: Istruzioni di sicurezza per molle a gas

Adotta 

ISO 11901-5:2021

 

 

Fonte: UNI- Ente Italiano normazione


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Transizione 5.0: condiviso il testo ufficiale del decreto attuativo (PDF bollinato)

Il nuovo piano Transizione 5.0 rappresenta una svolta strategica e innovativa per il futuro industriale e tecnologico dell’Italia. Ideato per accelerare la modernizzazione del tessuto produttivo nazionale, questo piano mira a favorire la digitalizzazione, la sostenibilità ambientale e l’innovazione tecnologica delle imprese italiane. In linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e delle strategie di sviluppo sostenibile, Transizione 5.0 pone particolare attenzione alla riduzione delle emissioni, all’efficienza energetica e all’economia circolare.

Condividiamo la versione ufficiale, firmata digitalmente e bollinata, del decreto interministeriale frutto della collaborazione tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Il documento, scaricabile qui sotto, riprende in gran parte le ultime bozze che abbiamo esaminato in questo articolo, confermando le due principali novità recentemente emerse: l’ampliamento delle figure dei certificatori e l’ampliamento delle esclusioni dal divieto generale previsto dal regolamento DNSH.

Tuttavia, c’è una novità negativa: l’articolo 11 relativo al divieto di cumulo è stato modificato – evidentemente su richiesta della Commissione UE – eliminando il comma che consentiva la cumulabilità generale con altre misure finanziate dall’UE. Di conseguenza, la misura rimane cumulabile solo con gli altri incentivi finanziati con risorse nazionali, ad eccezione del credito d’imposta ZES e Transizione 4.0.

Ricordiamo che, affinché la misura sia pienamente operativa, è necessario un decreto direttoriale che sancisca l’apertura della piattaforma del GSE (previsto a breve) e la circolare con le linee guida e gli esempi per l’applicazione del piano.

 

Scarica il documento

 


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Safety Expo 2024: ti aspettiamo allo stand 61A!

Per il secondo anno saremo presenti a Safety Expo, la fiera nazionale di riferimento per la prevenzione incendi e salute e sicurezza sul lavoro. Il 18 e 19 settembre 2024 saremo presenti al Pad. A – Corsia A3 – Stand 61A presso la Fiera di Bergamo.

In questo importante appuntamento porteremo tutta la nostra esperienza e conoscenza nell’ambito dell’adeguamento e messa a norma di macchine e impianti industriali e sarà possibile inoltre assistere ad una dimostrazione sull’utilizzo del nostro software di archiviazione in cloud CErto Smart Solution.

 

 

Partecipare alla fiera sulla salute e sicurezza lavoro consente, non solo di di incontrare esperti del settore, ma anche di assistere a seminari e corsi formativi per garantire un ambiente di lavoro sicuro e protetto.
La partecipazione a convegniseminari e sicurezza in scena è gratuita e non prevede prenotazione. La partecipazione a corsi di formazione è riservata a chi li ha acquistati online. Gli incontri rilasciano diversi tipi di credito: ore di aggiornamento 81/08, CFP, ore di aggiornamento ex 818/84. Per tutte le informazioni consulta la pagina Crediti.

 

Per accedere gratuitamente a Safety Expo e agli eventi formativi registrati qui sotto!

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Esposizione dei lavoratori alle tecnologie immersive: opportunità, rischi e strategie per la sicurezza sul lavoro

Il documento intitolato Worker Exposure to Virtual and Augmented Reality and Metaverse Technologies: How Much Do We Know? condiviso da EU-OSHA, esplora l’uso crescente delle tecnologie di realtà virtuale (VR), realtà aumentata (AR), realtà estesa (XR) e metaverso nei luoghi di lavoro. Con il rapido sviluppo di queste tecnologie, il documento evidenzia sia le opportunità che i rischi associati alla sicurezza e salute sul lavoro (OSH).

Le tecnologie VR, AR, XR e metaverso stanno trasformando vari settori industriali, tra cui la manifattura, la costruzione, l’educazione e la sanità. Originariamente utilizzate per applicazioni specializzate come i simulatori di volo, queste tecnologie sono ora impiegate per formazione, visualizzazione dei dati e lavoro remoto. Le recenti avanzate in intelligenza artificiale (AI), potenza computazionale e display ad alta risoluzione hanno favorito questo rapido sviluppo.

 

Nuove tecnologie tra opportunità e rischi

Le applicazioni pratiche di AR e VR, come la formazione su macchinari complessi e la manutenzione, mostrano i benefici di queste tecnologie. AR, ad esempio, offre esperienze virtuali realistiche che migliorano l’apprendimento con feedback in tempo reale, mentre nella manutenzione fornisce indicazioni precise, migliorando l’efficienza e la sicurezza.

Nonostante i benefici, esistono significative lacune nella ricerca riguardo ai rischi associati all’adozione di AR e VR sul luogo di lavoro. Tra questi rischi figurano il cybersickness, i problemi ergonomici, la confusione, la disorientamento e l’affaticamento visivo. Inoltre, ci sono rischi psicosociali legati alla percezione e alla cognizione, come l’alterazione della consapevolezza situazionale, il senso di isolamento, la frustrazione e l’ansia. Le questioni etiche e legali riguardano la registrazione dei dati personali, la sorveglianza continua e la gestione dei lavoratori.

Inoltre, l’integrazione delle tecnologie XR e metaverso nei luoghi di lavoro solleva questioni etiche e legali, in particolare riguardo all’uso dei dati e alla privacy. 

 

Quali sono le sfide per il futuro?

Per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori nell’utilizzo delle tecnologie XR e metaverso, è necessario un approccio proattivo da parte di tutti gli stakeholder. È fondamentale sviluppare strategie e quadri efficaci per prevenire e mitigare i rischi OSH, assicurando un‘integrazione sicura ed etica di queste tecnologie nei contesti lavorativi.

Le politiche dovrebbero includere linee guida dettagliate per l’implementazione delle tecnologie XR nei luoghi di lavoro, tenendo conto delle prospettive OSH. La ricerca futura dovrebbe concentrarsi sugli effetti combinati delle esposizioni ai rischi OSH, sia quelli associati alle tecnologie XR sia quelli legati all’ambiente lavorativo.

In sintesi, mentre le tecnologie XR e metaverso presentano potenziali benefici significativi, è cruciale comprendere appieno le loro implicazioni per la sicurezza e la salute sul lavoro per sviluppare approcci che garantiscano l’incolumità e il benessere dei lavoratori​.

 

Il documento integrale è scaricabile al seguente link: Esposizione dei lavoratori alla realtà virtuale e aumentata e alle tecnologie del metaverso: quanto ne sappiamo?